Tesi optometria 27 novembre 2015


La sessione di Tesi in Optometria svolta a Vinci venerdì 27 Novembre 2015 ha visto protagonisti 13 candidati provenienti da diversi corsi di Optometria attivati dall’IRSOO.

Di seguito l’elenco dei diplomati:

  • Bardi Federico, Busacca Eleonora, Calamai Laura, Cambria Roberta, Cataldi Eleonora, Chiappini Mattia, Gallucci Nicodemo, Macina Francesco e Nieri Gabriele del corso di optometria annuale a.s. 2014/2015;
  • Rapini Alberto del corso di optometria annuale a.s. 2013/2014;
  • Panetta Gilda del corso di optometria biennale aa.ss. 2012-2013/2014;
  • Asolan Michela del corso di optometria iniziato a Verona negli aa.ss. 2005-2006/2007;
  • Carlarino Silvia del corso di optometria biennale aa.ss. 2002-2003/2004.

La Commissione di tesi era composta dai docenti Boccardo Laura, Falleni Carlo, Fossetti Alessandro, Migliori Giuseppe, Parenti Luciano e Sostegni Paolo. Alla comunicazione dell’esito ai candidati, il Dr. Fossetti, direttore dell’Istituto e presidente della commissione, ha consegnato ai diplomati il distintivo dell’IRSOO come segno di benvenuto nella comunità degli optometristi italiani.
Da sottolineare gli ottimi risultati conseguiti dai candidati Bardi, Calamai e Nieri che hanno riportato la votazione di 110/110.

Di seguito i brevi sommari delle tesi discusse:

  • ASOLAN MICHELA
  • Titolo della tesi: “Il lag accomodativo come risultato di due metodi a confronto: autorefrattometria e due tecniche di Retinoscopia Dinamica”.
    Relatore: Sostegni Paolo.

    Obiettivo: Lo studio si è basato sull'analisi analitica di un articolo di Optometry and Vision Science: “Accommodative Lag by Autorefraction and Two Dynamic Retinoscopy Methods” in cui si utilizzano due procedure cliniche, Monocular Estimate Method (MEM) e Nott retinoscopy per calcolare lag accomodativi in bambini, per poi metterli a confronto con i risultati ottenuti da un autorefrattometro a campo aperto.
    Metodi: hanno partecipato allo studio 168 bambini dagli 8 ai 12 anni con bassa miopia, normale acuità visiva e in assenza di strabismi. La risposta accomodativa fissata a 3.00D di domanda è stata per prima valutata mediante la MEM e la Nott retinoscopy; la stessa risposta è stata in seguito determinata attraverso l'uso di un autorefrattometro a campo aperto, considerato come metodo gold standard per la misura in oggetto.
    Risultati: 116 (69%) dei 168 bambini presentano un lag accomodativo di 1.00D o superiore come risultato della misurazione per mezzo dell'autorefrattometro. Rispetto all’autorefrattomietria la MEM identifica 66 bambini, per una sensibilità del 57% (95% CI= 47 al 66%) e una specificità del 63% (95% CI = 49 al 76%).
    La Nott retinoscopy identifica 35 ragazzi, con una sensibilità del 30% (95% CI = 22 al 39%) e una specificità dell'81% (95% CI = 67 al 90%).
    Conclusioni: MEM e Nott retinoscopy non consentono di ottenere una adeguata sensibilità e specificità per identificare ragazzi miopi con lag accomodativo di 1.00D o superiore, come determinato dall'autorefrattometria. Il risultato modesto viene attribuito dagli autori alle caratteristiche metodologiche delle due tecniche di schiascopia.

  • BARDI FEDERICO, CAMBRIA ROBERTA
  • Titolo della tesi “La sintesi di Crossman: indagine sui disturbi visivi funzionali in soggetti giovani e correzione tramite lenti positive”.
    Relatore: Sostegni Paolo.
    Votazione conseguita da Bardi 110/110.

    Scopo: Catalogare i soggetti in base alle anomalie della visione binoculare nella visione prossimale secondo la sintesi di Crossman e valutare eventuale prescrizione di lenti positive per vicino al fine di ridurre le anomalie, migliorando il comfort.
    Metodi: Sono stati scelti 32 soggetti in età compresa fra 20 e 34 anni, i quali sono stati sottoposti ai test di Crossman: facilità accomodativa binoculare e monoculare con flipper di ±2.00 dt, facilità di convergenza e divergenza con flipper 12ΔBE / 8ΔBI e retinoscopia dinamica secondo Nott. Per rendere complete le misurazioni sono stati aggiunti altri test quali punto prossimo di convergenza, stereoacuità, cover test lontano e vicino. È stata ripetuta la batteria di test a chi necessitava positivo per vicino, per confrontare i risultati con e senza l’addizione.
    Risultati: l’analisi statistica rivela che il 60% della popolazione studentesca possiede una disfunzione legata alla visione binoculare. La disfunzione prevalente è l’eccesso di accomodazione (25%); seguono eccesso di convergenza (13%), inerzia accomodativa (13%), affaticamento accomodativo (3%), insufficienza accomodativa (3%) e insufficienza di convergenza (3%). Solo il 19%, ovvero 6 dei 32 soggetti esaminati, è idoneo per l’utilizzo di lenti positive da vicino, contro il 41% che necessita di terapia visiva. Dopo aver ripetuto i test con correzione positiva su quei sei soggetti, è stato riscontrato un miglioramento statisticamente significativo nei test per facilità accomodativa e di vergenza (p<0,05).
    Conclusioni: appare dal nostro studio che una grossa fetta di popolazione (60%, valore più alto rispetto a precedenti studi) in età studentesca necessiti di riabilitazione visiva. È stato anche verificato come una correzione positiva, se data a chi realmente ne ha bisogno, può portare grossi benefici.

  • BUSACCA ELEONORA
  • Titolo della tesi: “Il rapporto fra aberrazioni e abilità visive in pazienti sottoposti a trattamento ortocheratologico”.
    Relatore: Boccardo Laura.

    Obiettivo: Valutare la relazione tra le abilità visive e le aberrazioni, in occhi sottoposti al trattamento ortocheratologico.
    Metodi: Lo studio è stato condotto su 14 occhi di 7 pazienti sottoposti ad ortocheratologia. I pazienti avevano un'età compresa tra i 20 e i 23 anni, con un range di miopia da -0,75 a -4,25 D. Le aberrazioni e le abilità visive sono state determinate prima, dopo una settimana e dopo un mese di trattamento. Per valutare le abilità visive sono state misurate l'acuità visiva a basso contrasto, la sensibilità di lettura con il Pelli-Robson e l'abilità di lettura con le tavole di Radner. Mentre per le aberrazioni sono state misurate quelle oculari e quelle corneali.
    Risultati: Dopo un mese di trattamento la refrazione di tutti i pazienti ha subito una significativa diminuzione. Inoltre le aberrazioni totali e quelle di basso ordine sono diminuite, mentre le aberrazioni di alto ordine, coma e aberrazione sferica, sono aumentate. L'acuità visiva a basso contrasto e la sensibilità al contrasto sono diminuite.
    Mettendo in relazione l'aberrazione totale e l'acuità visiva a basso contrasto dopo un mese di trattamento otteniamo una correlazione significativa. Al contrario non otteniamo correlazione mettendo a confronto le aberrazioni totali e quelle di alto ordine con l'ammontare della miopia. L'abilità di lettura non varia in modo significativo dopo il trattamento.
    Conclusioni: Dopo il trattamento ortocheratologico, si osserva una lieve diminuzione di sensibilità al contrasto e acuità visiva a basso contrasto. Inoltre, nonostante si sia verificato un aumento delle aberrazioni di alto ordine, queste non hanno avuto un effetto negativo né sull'acuità visiva ad alto contrasto né sull'acuità visiva a basso contrasto e neppure sulle abilità di lettura.

  • CALAMAI LAURA
  • Titolo della tesi: “Valutazioni sulla differente percezione della stereopsi in rilievo e in profondità”.
    Relatore: Sostegni Paolo.
    Votazione conseguita: 110/110.

    Propositi. L'obiettivo di questo studio è stato quello di valutare l'eventuale presenza di una differente percezione tra stereospi in rilievo e in profondità in un medesimo soggetto, e calcolare se, da un punto di vista statistico, la differenza rilevata potesse considerarsi significativa. Si è inoltre verificato se ci fosse una relazione tra la grandezza e distribuzione dell'area di Panum e la miglior percezione in rilievo piuttosto che in profondità (o viceversa).
    Metodi. Il gruppo iniziale di soggetti analizzati era composto da 68 persone, di età compresa fra i 19 e i 29 anni, che avessero un'acuità visiva non inferiore ai 10/10 e visione binoculare normale. Ai soggetti selezionati venivano effettuati 8 test: ampiezza dell'area di Panum con due differenti versioni della corda di Brock, stereopsi locale (con il Butterfly stereotest) e globale (con il Titmuss Stereotest) in profondità e in rilievo, disparità di fissazione ed eventuale foria associata misurate con la Wesson Card.
    Risultati. Dei 59 soggetti finali risultati idonei allo studio, il 71% (42 soggetti) ha mostrato una differente percezione per quanto riguarda la stereopsi locale. Per la stereopsi globale al contrario, un solo soggetto ha indicato di non riconoscere la figura “in rilievo”, mentre è stata individuata senza difficoltà quella “in profondità”. Conclusioni. La differenza di percezione fra le due misure di stereopsi c'è, più evidente in alcuni soggetti e meno in altri. Con i test effettuati non siamo riusciti a trovare nessuna relazione tra la preferenza di stereopsi e l'organizzazione del sistema binoculare.

  • CARLARINO SILVIA
  • Titolo della tesi: “Lenti progressive: problematiche associate agli errori di montaggio e conseguenze sull’adattamento del portatore”.
    Relatore: Pintus Salvatore.

    Il gradimento e la soddisfazione dei propri clienti spesso rappresenta per il professionista l’unica modalità con cui valutare la qualità delle multifocali più avanzate. Il lavoro di tesi ha voluto porre l’attenzione su alcuni punti di interesse pratico al fine di rendere sempre più consapevole ed efficiente l’utilizzazione delle lenti progressive. Esse si evolvono con rapidità e divengono prodotti che nella loro filosofia dovrebbero avere un’accettabilità sempre più immediata; al contempo diminuiscono purtroppo le nostre possibilità di comprendere e differenziare i vari prodotti con precisa cognizione. Solo analizzando le idoneità visive e posturali del portatore ed approfondendo le complesse caratteristiche tecniche delle lenti attualmente prodotte, in caso di insuccesso, potremo renderci conto degli eventuali problemi che si sono verificati e poter così intervenire per assicurare un comfort immediato e durevole del portatore.

  • CATALDI ELEONORA
  • Titolo della tesi: “Valutazione della qualità della visione nei pazienti con ortocheratologia mediante questionari psicometrici”.
    Relatore: Boccardo Laura.

    Obiettivo: Valutare la qualità soggettiva della visione nei pazienti sottoposti al trattamento di ortocheratologia mediante i questionari di qualità visiva. Metodi: Sono stati selezionati 8 pazienti tra i 18 e i 23 anni, con una miopia da -0,75 D a -4,25 D e un astigmatismo compreso tra -0,25 D a -1,25 D. Per la valutazione soggettiva del paziente sono utilizzati dei Questionari qualitativi psicometrici riguardanti la qualità della visione e la qualità della vita e rispettivamente il QoV (Quality of Vision) e il NEI RQL-42 (National Eye Institute Refractive Error Quality of Life Instrument).
    Risultati: Dopo un mese il trattamento di ortocheratologia hanno raggiunto acuità visive molto alte in confronto alle acuità visive naturali pre-trattamento. Dall’esito dei questionari si evince che i soggetti sono molto soddisfatti per l’aspetto e l’indipendenza della correzione. Inoltre è diminuita la distorsione dell’immagine, che era presente in valore maggiore nella fase pre-trattamento. Esiste una correlazione tra i due questionari (r2≈0,6) tra i dati pre e post una settimana, mentre dopo un mese la correlazione è più bassa. Pur essendo la qualità della vita correlata in una certa misura alla qualità della visione, i due questionari non sono intercambiabili poiché misurano cose diverse.
    Conclusioni: I risultati del nostro studio confermano che l’ortocheratologia migliora l’acuità visiva naturale, eliminando o riducendo l’ametropia. Per quanto riguarda questionari QdV e NEI RQL-42, fra le misure rilevate con la correzione abituale e quelle rilevate durante il trattamento di ortocheratologia non si evidenzia né un miglioramento, ma neppure un peggioramento, della qualità complessiva della visione e della qualità della vita. Sarebbe utile poter svolgere questi studi su un numero maggiore di pazienti e poter arruolare i soggetti dello studio all'interno di una pratica clinica.

  • CHIAPPINI MATTIA, GALLUCCI NICODEMO
  • Titolo della tesi: “Influenza di un disturbo luminoso periferico sulle performance di lettura”.
    Relatori: Fossetti Alessandro, Sostegni Paolo.

    Lo studio si è posto come scopo la misura di variazioni delle performance di lettura indotte da stimoli luminosi periferici e con l’intento di valutare la possibile influenza della visione periferica su quella centrale nelle attività visuo - cognitive.
    Nel lavoro sono stati utilizzati due diversi strumenti: il POP (una rivisitazione del TOP di Kaplan) e il S.A.P. (uno strumento realizzato all'interno dell'istituto). I soggetti scelti sono studenti dell'I.R.S.O.O. con determinati prerequisiti: visione binoculare normale con correzione abituale, stereopsi minima di 100'' e valori accettati con i test MCH e CISS. Tutte le misurazioni sono state effettuate negli ambulatori dell'istituto, seguendo una medesima metodologia, e i criteri di misurazione associati a ciascun soggetto in forma randomizzata. Sono state effettuate due diverse misurazioni per valutare la percezione periferica di ogni singolo paziente e successivamente è stata misurata la velocità di lettura.
    Conclusioni: Lo studio ha potuto dimostrare come il disturbo periferico in un soggetto normale abbia poca influenza nelle performance di lettura.

  • MACINA FRANCESCO, NIERI GABRIELE
  • Titolo della tesi: “Analisi della visione binoculare in pazienti sottoposti a trattamento ortocheratologico”.
    Relatori: Boccardo Laura e Sostegni Paolo.
    Votazione conseguita da Nieri 110/110.

    Scopi: Verificare se l'aumento di aberrazione sferica ha ripercussioni sull'equilibrio binoculare dei pazienti sottoposti a Ortocheratologia.
    Metodi: Lo studio prende in considerazione otto soggetti di età compresa dai 18 ai 23 anni. Lo stato dell'equilibrio binoculare è stato osservato, prima dell'applicazione di lenti da ortocheratologia, dopo sette giorni e dopo un mese di trattamento, mediante i valori ottenuti misurando in ordine: Stereopsi (usando il Butterfly Stereotest), Facilità Accomodativa (Flipper ± 2,00 D), Foria (Metodo Von Graefe per lontano e per vicino), Lag Accomodativo (Test del #14B), Accomodazione Relativa (Negativa e Positiva), Disparità di Fissazione (usando il disparometro di Sheedy-Saladin) e Facilità di Vergenza (Flipper prismatici 8Δ BN e 12Δ BT). Tutti i test da vicino sono stati effettuati alla distanza di 40 cm. Risultati: Dai test effettuati possiamo confermare che, dopo una settimana, l'ortocheratologia ha creato qualche variazione ma non significativamente rilevante della visione binoculare.
    Invece dopo un mese di trattamento la visione binoculare è tornata ai valori iniziali, a parte il lag accomodativo che ha subito un incremento statisticamente significativo (p=0,04).
    Conclusione: L’introduzione di aberrazione sferica non ha mostrato grandi variazioni della visione binoculare dopo un mese di trattamento. L’unica variazione rilevata riguarda il lag accomodativo. Per avere una conferma statistica sarebbe interessante ripetere lo studio su un campione di pazienti più ampio e per un periodo più lungo.

  • PANETTA GILDA
  • Titolo della tesi: “Esotropia parzialmente accomodativa: un Case Report”.
    Relatore: Parenti Luciano.

    L’ambliopia è un importante problema di salute pubblica, in quanto può essere la causa di un deficit visivo di grado variabile, permanente per tutta la vita dell’individuo (Hillis, 1983). La prevalenza varia da paese a paese e nelle diverse popolazioni analizzate (William, 2001; Brown, 2000), con un’incidenza tra l’1% ed il 5% nei paesi sviluppati (Webber, 2005). Costituisce la prima causa di deficit visivo nella popolazione infantile (Wright, 2003). Si sa come l'ambliopia si possa trattare con possibilità di successo entro i primi 6/7 anni di vita, periodo considerato plastico ed evolutivo per il sistema visivo umano. Dopo tale periodo, il trattamento va comunque intrapreso e se pure si prevede un miglioramento di grado lieve, alcuni pazienti mostrano comunque una spiccata risposta positiva. Si evidenzia in tal modo quanto sia importante la terapia e il follow-up anche in bambini oltre i 7 anni di età.
    Case Report: studio dell’evoluzione del sistema visivo dal 2012 al 2015 di una piccola paziente ambliope, seguita dall’età di 4 anni da un’equipe di professionisti, che presenta elevata ipermetropia associata ad alto astigmatismo e sospetta esotropia parzialmente accomodativa. Sono state sperimentate varie metodiche di correzioni, quali lenti a contatto associate ad occhiali, occhiali bifocali realizzati con l’applicazione di una lente di Fresnel press-on a taglio “executive” di +3,00 diottrie, terapia antiambliopica con bendaggio tramite occlusione e successivamente con filtro press-on di +3,00 diottrie ed esercizi ortottici per stimolare la fusione binoculare.
    Conclusioni: la paziente che all’inizio con la correzione in uso presentava una scarsa acuità visiva sia in visione monoculare che in binoculare ha ottenuto un recupero funzionale pari ad un'acuità visiva di circa 9/10 in entrambi gli occhi dopo un percorso quadriennale di osservazione e trattamento.

  • RAPINI ALBERTO
  • Titolo della tesi: “Variazioni regionali di spessore e forma nella cornea durante l’uso di lenti SI-HY spessorate”.
    Relatore: Fossetti Alessandro.

    Scopo: Analizzare come le variazioni di spessore possano influire sulla trasmissibilità dell’ossigeno e sulle conseguenti risposte ipossiche.
    Metodi: sono state applicate lenti Kerasoft IC, di potere neutro, a 10 candidati, con tre BOZR differenti secondo il criterio applicativo della casa produttrice. Gli spessori centrali e paracentrali sono stati misurati tramite un misuratore di spessore elettronico. Usando il valore di permeabilità all’ossigeno riferito dalla casa costruttrice sono stati calcolati i valori di trasmissibilità dell’ossigeno nei punti misurati. Infine tramite pachimetria è stato valutato l’edema corneale indotto, nelle corrispondenti zone misurate sulla lente, dal porto diurno di 4 ore e di 8 ore.
    Risultati: In questo studio si può chiaramente osservare come l’effetto degli spessori della lente misurati nelle 12 zone, si ripercuotano sulle variazioni di spessore corneale. Come era da attendersi le massime variazioni di spessore corneale si evidenziano dove la lente a contatto presenta gli spessori maggiori e di conseguenza un DK/t minore.
    Conclusioni: I cambiamenti degli spessori centrali e periferici delle lenti a contatto possono avere un impatto significativo sulla trasmissibilità dell'ossigeno. I professionisti della visione devono sempre considerare questo fattore, soprattutto quando l’applicazione riguarda lenti di più alto potere, in modo da evitare eventuali complicanze.

    1° sessione: Calamai, Cataldi, Busacca, Cambria, Bardi












    2° sessione: Panetta, Nieri, Macina, Carlarino, Rapini, Gallucci, Chiappini