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Tesi optometria 17 luglio 2015

...va. Materiali e metodi: 57 soggetti, di cui 26 femmine e 31 maschi, di età compresa fra 19 e 31 anni, età media 24,7. Per ogni soggetto è stato esaminato l’occhio destro. Tra gli esami preliminari è rientrata la valutazione dell’angolo lambda. Nella fase precedente all’applicazione della lente a contatto sono state eseguite sei acquisizioni topografiche e sei acquisizioni aberrometriche, dopo aver valutato e registrato l’acuità visiva in unità logaritmiche. Nella fase successiva all’applicazione della lente a contatto sono state eseguite nuovamente sei acquisizioni topografiche e sei acquisizioni aberrometriche ed è stata nuovamente rilevata l’acuità visiva. Risultati: L’analisi statistica non ha consentito di individuare una relazione fra decentramento della lente rispetto al diametro corneale e decentramento della zona ottica rispetto al centro pupillare rilevati con la sovratopografia. La variazione dell’aberrazione sferica tra la fase precedente e successiva all’applicazione è risultata essere statisticamente significativa sia nei casi in cui la lente risultava centrata (p=0,0001), sia quando risultava decentrata (p=0,0012), e non si è registrata una relazione lineare fra le due fasi. La variazione del coma verticale tra la fase precedente e successiva all’applicazione è risultata essere statisticamente significativa solo quando la lente risultava decentrata (p=0,0202) e in entrambe le condizioni, lente centrata e decentrata, si è registrata una relazione lineare tra le due fasi. La variazione del coma orizzontale tra la fase precedente e successiva all’applicazione è risultata essere statisticamente significativa in entrambe le condizioni (p DI LEO DONATA Titolo della tesi “Nuove geometrie di lenti a contatto morbide per cheratocono”. Relatore: Giampaolo Lucarini. Scopo del lavoro è stato di esporre tre recenti geometrie di lac morbide, progettate per compensare diverse tipologie di cheratocono: ectasie in tutte le fasi; cheratocono avanzato e cornee molto irregolari, come il cono decentrato e per la degenerazione marginale pellucida. Analizzando diversi casi clinici, diversi sia per tipologia di cheratocono e sia per storie cliniche, la candidata si è proposta di mettere a confronto i design, i vantaggi e gli svantaggi delle applicazioni, sia dal punto di vista tecnico che clinico e le loro performance, valutando se effettivamente le nuove tecnologie stiano compiendo o meno passi in avanti nell’ottimizzare il fitting di lenti a contatto morbide per cheratocono, offrendo massimo comfort e alta qualità della visione. Certo, la scelta di applicare lenti a contatto rigide resta sempre la scelta d’eccellenza, ma diversi sono i disagi che, su alcuni pazienti, quest’ultime producono. Le lenti morbide di progettazione possono essere una valida alternativa, migliorando la qualità della visione di chi purtroppo non trova adeguato comfort e massima soddisfazione dalle classiche lenti rigide. MOUSAFEIROPOULOU ZACHAROULA Titolo della tesi “Gestione e compensazione ottica del cheratocono attraverso l’uso di diverse tipologie di lenti a contatto”. Relatore: Edoardo Franceschi. La tesi si proponeva di analizzare diversi modi applicativi e correttivi di diverse modalità di lenti a contatto per la correzione del cheratocono. È costituita da otto capitoli principali. La prima parte è stata dedicata all’ottica e alla fisiologia del cheratocono, con particolare riguardo alle aberrazioni oculari e ai rilevamenti strumentali. Nella seconda parte vengono analizzati i principi applicativi dei diversi tipi di lenti a contatto per la correzione ottica nei casi del cheratocono: lenti a contatto morbide, sferiche o toriche, morbide per cheratocono, rigide gas permeabili corneali, ibride con centro rigido e periferia morbida e lenti sclerali. E’ stato presentato poi un caso clinico nel quale sono state applicate diverse tipologie di lac: morbida spessorata per cheratocono, rigida gas permeabile corneale, sclerale, morbida con ottica asimmetrica, discutendo poi i vantaggi e svantaggi delle diverse soluzioni. PINDILLI MARIA REGINA Titolo della tesi “Ortocheratologia e controllo della progressione miopica”. Relatore: Alessandro Fossetti. L’insorgenza della miopia e la sua progressione è una condizione che si verifica sempre più frequentemente in tutto il mondo con una maggiore incidenza nei paesi industrializzati e in particolare in quelli dell’estremo oriente. Contrariamente a quanto molti credevano, cioè che la principale responsabile della progressione miopica fosse l’attività visiva prossimale, da recenti studi è emerso che questa correlazione non è scientificamente provata ed è ancora oggetto di indagine. Indipendentemente da quale sia la causa, diventa importante far fronte a questo fenomeno introducendo alcune strategie di controllo e prevenzione, ovvero tutti quei metodi mediante i quali si può prevenire lo sviluppo della miopia e, nel caso in cui si sia già verificata, rallentarne o addirittura bloccarne l’avanzamento. Nella review sono stati analizzati i diversi metodi di compensazione della miopia, mettendoli a confronto dal punto di vista della loro efficacia per il controllo della progressione miopica. Sono stati riportati gli studi più rilevanti effettuati negli ultimi anni da ricercatori di tutto il Mondo. Di tutti i metodi utilizzati nei diversi studi, è stato individuato quindi quello più vantaggioso per il trattamento della miopia e ne sono stati analizzati i benefici in termini di rallentamento della progressione miopica. RAVALLI GIULIA Titolo della tesi “Confronto tra misure della disparità di fissazione e della foria associata rilevate con strumenti diversi”. Relatore: Paolo Sostegni. Scopo: Rilevare e confrontare le forie associate (FA) orizzontali e verticali con il Disparometro di Sheedy e il Tablet VisionApp. Rilevare le curve di disparità (CDF), confrontarle con quelle presenti in letteratura e valutare la correlazione con la sintomatologia rilevata nei soggetti del gruppo di studio mediante questionari psicometrici. Materiali e metodi...





Tesi optometria 12 dicembre 2016

...le. Materiali e metodi. Sono stati presi in esame 30 soggetti con età media 37±12 anni; 16 donne e 14 uomini. Il criterio di inclusione ha previsto una buona visione binoculare e l’assenza di patologie oculari. Durante la normale attività di clinica optometrica sono stati effettuati i seguenti test di dominanza oculare: test del cartoncino forato e test dello specchio per quanto riguarda la dominanza motoria; test del filtro rosso e test della lente positiva per la dominanza sensoriale. Il test dello specchio, l’unico per vicino, è stato somministrato dopo gli altri. Risultati. Analizzando i dati relativi alla dominanza motoria si vede come, nel 60% dei soggetti, la dominanza non cambia tra lontano e vicino, mentre nel restante 40% invece sì. Nella visione da lontano l’occhio sinistro risulta mediamente più dominante, mentre da vicino è il destro. Più complicata è stata la valutazione della dominanza sensoriale. A seconda del test proposto, alcuni soggetti danno risposte diverse risultando dominanti destri con un test e sinistri con un altro. Conclusioni. In soggetti dove la dominanza sensoriale è poco marcata, a seconda del test proposto si possono avere risultati opposti rendendo più incerto il bilanciamento dell’accomodazione. In questi casi, nella pratica clinica, poco importa quale dei due occhi vede meglio dell’altro, ma diventa rilevante che tra i due occhi ci sia la minima differenza percettiva. BUA LUIGI, DI CARLO MATTIA Titolo della tesi: “Refrazione oggettiva con aberrometro monoculare e autrorefrattometro binoculare confrontate con refrazione soggettiva monoculare e binoculare”. Relatore: Migliori Giuseppe, correlatori: Fossetti Alessandro e Sostegni Paolo. Scopo: Lo scopo dello studio è confrontare la refrazione oculare valutata con diverse tecniche strumentali. Sono stati utilizzati un aberrometro CSO OSIRIS, un autorefrattometro a campo aperto Grand-Seiko WAM-5500, e procedure soggettive di tipo monoculare e binoculare. Metodi: Sono stati esaminati 80 soggetti sani; due operatori hanno adottato due procedure diverse di refrazione su tutto il campione. Un operatore ha sottoposto tutti i pazienti ad un'aberrometria totale, ad un test Duochrome e ad una refrazione soggettiva monoculare con occhiale e lenti di prova e cilindro crociato partendo dal dato fornito dall’aberrometro. E’ stata poi valutata l'acuità visiva monoculare e binoculare raggiunta con la correzione ottenuta con l'aberrometria e con quella ottenuta con la refrazione soggettiva. Il secondo operatore ha eseguito le misurazioni binoculari sottoponendo i pazienti ad un'autorefrattometria binoculare e ad una refrazione soggettiva binoculare in sospensione foveale con la tecnica di Humpriss misurando poi l'acuità visiva raggiunta sia dopo l'autorefrattometria che dopo la sospensione foveale. Risultati: Sono state confrontate tutte le correzioni ottenute con i vari metodi di refrazione. Dai confronti è emerso che le differenze più significative rilevate sono tra Aberrometria e Autorefrattometria. Differenze altrettanto significative sia statisticamente sia per le implicazioni cliniche si sono riscontrate tra le tecniche soggettive ed oggettive. Minori differenze sono state invece trovate tra la procedura soggettiva monoculare e quella in sospensione foveale. Conclusioni: Tra i differenti metodi di misura della refrazione sono state trovate differenze statisticamente significative. Tra i 2 metodi di misura soggettivi si riscontrano le differenze minori. In generale, le procedure di refrazione oggettiva non si sono dimostrate sufficientemente precise da poter essere utilizzate per la prescrizione finale. COPPA ELENA, VALLAJ ERISIOLA Titolo della tesi: “Riproducibilità e affidabilità delle misure transpalpebrali della pressione oculare”. Relatore: Lucarini Giampaolo, correlatore: Fossetti Alessandro. Lo scopo dello studio è stato quello di valutare la riproducibilità del tonometro transpalpebrale Diaton (Ryazan State Instrument Making Enterprise, Ryazn, Russia) e identificare la correlazione tra le misure della pressione intraoculare (IOP) rilevate con il tonometro transpalpebrale e il tonometro ad applanazione di Goldmann (GAT). È stata misurata la pressione dell’occhio destro di 66 soggetti di età compresa tra 18 e 35 anni, con cornea sana, astigmatismo corneale inferiore a 3 diottrie e raggio di curvatura corneale maggiore di 7.40 mm. Da tale campione sono stati selezionati 35 soggetti. La pressione rilevata con il GAT è risultata in media più alta rispetto a quella rilevata con il Diaton (0.42 ±2.9). Il fattore di Pearson indica una correlazione bassa tra le misure dei due strumenti (r = 0.28). Il t-test riporta una differenza tra essi statisticamente non significativa (p = 0.398), tuttavia il metodo di Bland Altman indica che clinicamente tali differenze non sono irrilevanti. Pertanto non è possibile sostenere che il Diaton possa essere utilizzato in alternativa al GAT per fare diagnosi nella pratica clinica. Il tonometro transpalpebrale si è rivelato riproducibile: i due operatori hanno ottenuto misure molto simili tra loro. Il fattore di Pearson (r = 0.80) conferma l’esistenza di una elevata correlazione tra le misure effettuate e il t-test indica che le differenze tra le due serie di misure non sono significative (p = 0.18). Per quanto riguarda la possibilità di utilizzare il Diaton per attività di screening i dati rilevati dal campione esaminato danno indicazioni contrastanti, apparentemente favorevoli dal punto di vista statistico, ma critiche a livello clinico (metodo Bland Altman). Poiché il campione era costituito da soggetti giovani, sani e con pressione intraoculare non superiore a 20 mmHg, si suggerisce la necessità di ampliare il campione dei soggetti esaminati allargandolo anche a pazienti glaucomatosi o comunque con valori di tonometria superiori. CRIVELLI SIMONA Titolo della tesi: “L’evoluzione dell’optometria dall’Optometric Extension Program all’analisi visiva integrata”. Relatore: Maffioletti Silvio. L’elaborato descrive alcune tecniche di indagine optometrica che, nel corso di un secolo, hanno cercato di dare risposte esaurienti e soluzioni efficaci ai problemi visivi delle persone. In particolare si sofferma sull’analisi visiva dei 21 punti dell’Optometric Extension Program (1928) e sulla moderna Analisi Visiva Integrata (AVI) di Scheiman e Wick (2002). Dopo un’introduzione generale, ricorda che secondo l'Optometric Extension Program l’attività visiva prossimale fosse causa di problemi rifrattivi e binoculari di varia natura, la cui conseguenza è l’inefficienza, il disagio, la tendenza a evitare il lavoro da vicino; l'uso di lenti con potere diottrico lievemente positivo può eliminare tale squilibrio tra convergenza e accomodazione, prevenire lo sviluppo di adattamenti negativi, diminuire il disagio e permettere una migliore efficienza visiva. L’elaborato prosegue descrivendo l’analisi visiva integrata (AVI) di Scheiman e Wick (2002), nella quale vengono verificate tre aree relative all'integrità della funzione visiva (salute oculare, acuità visiva e condizione refrattiva), tre aree relative all'efficienza visiva (abilità accomodative, visione binoculare e abilità oculomotorie) e tre aree relative al processamento delle informazioni visive (abilità visuospaziali, abilità di analisi visiva e abilità di integrazione visuo-motoria). Le abilità visive relative alle tre aree vengono investigate attraverso specifici test, i cui risultati vengono messi a confronto con i dati normativi indicati dagli autori. DEL PERO DANIELE Titolo della tesi: “L’importanza di una corretta analisi e compensazione visiva per una guida sicura”. Relatore: Maffioletti Silvio. Guidare è un comportamento sociale che presuppone, da parte del guidatore, la rapida e corretta valutazione del contesto nel quale opera. Innumerevoli campagne di sensibilizzazione hanno cercato di rendere più consapevole chi guida circa i pericoli connessi alla circolazione stradale. Lo scopo dello studio è quello di evidenziare quanto, nel corso della guida, sia necessaria una compensazione ottica adeguata, realizzata grazie a un’analisi visiva professionale. Per realizzare il lavoro, il candidato è partito dalla ricerca di diverse pubblicazioni che negli anni hanno approfondito l’importanza della visione alla guida; da esse si evidenzia che circa il 90% delle informazioni utilizzate nella guida sono di tipo visivo ed è la loro rapida elaborazione induce le opportune risposte comportamentali e motorie. Si sono analizzati vari articoli specialistici che evidenziano come per vedere bene non basti avere un’acutezza visiva di dieci decimi, cioè essere in grado di distinguere piccoli dettagli, ma occorre anche possedere mezzi oculari trasparenti, visione binoculare stabile, rapida capacità di messa a fuoco a ogni distanza e possesso di movimenti oculari rapidi e precisi. Si deduce che migliorare la qualità della percezione visiva è un ottimo investimento per essere più sicuri alla guida: a tal fine si afferma che occorre verificare periodicamente le proprie abilità visive affinché siano adeguate e ben integrate tra loro, contribuendo a garantire ottimali risposte psico-fisiche e comportamentali. La letteratura scientifica mostra l’importanza anche del filtro attenzionale: gli occhi raccolgono un’enorme quantità di informazioni visive e le trasmettono al cervello, che le filtra selezionando le più importanti e trascurando quelle che, in quel momento, sembrano essere meno rilevanti. La visione non è quindi un processo passivo di riproduzione delle immagini, ma un processo attivo e dinamico. Si conclude indicando l’importanza di sottoporsi a controlli regolari da parte degli specialisti della visione (con procedure eseguite con competenza e con una strumentazione tecnica adeguata); la persona può così venire precocemente a conoscenza dei propri limiti visivi ed essere orientato, in tempi brevi, verso l’utilizzo di lenti compensative, filtri selettivi e/o protettivi, esercizi di potenziamento delle abilità visive, lenti a contatto e, a volte, verso ulteriori approfondimenti specialistici e strumentali. FIORAVANTI VERONICA, STORTI ANNALISA Titolo della tesi: “Adattamento sensoriale in soggetti con aniseiconia indotta”. Relatore: Sostegni Paolo. Scopo: nello studio è stato valutato l'impatto che ha l'anisoametropia indotta su alcuni aspetti della visione binoculare, quali l'acuità visiva, l'aniseconia, la stereo-acuità e la sensibilità al contrasto. Lo scopo è stato quello di osservare l'adattamento sensoriale dei soggetti presi in esame confrontando le misure acquisite in condizioni naturali, con quelle relative alla fase iniziale dell'anisoametropia indotta e dopo un'ora. Metodi: Sono stati selezionati 30 soggetti emmetropi con buona visione binoculare a cui è stata applicata una lente a contatto di +3,75 D sull'occhio destro per indurre anisoametropia ed è stato fornito loro un occhiale con lente destra pari a -4,00 D. Risultati: Mettendo a confronto i valori ottenuti dai test effettuati, si nota che per quanto riguarda l'acuità visiva nelle tre condizioni diverse, le variazioni sono minime così come per la sensibilità al contrasto. Variazioni significative si sono riscontrate invece per l'aniseiconia orizzontale e verticale. Un discorso a parte va fatto per la stereo-acuità da lontano in quanto si sono verificate variazioni importanti tra la condizione naturale e quella di aniseiconia iniziale, mentre tra quest'ultima e l'aniseiconia finale non ci sono stati cambiamenti significativi così come tra la prima e l'ultima condizione. Per la stereo-acuità da vicino si nota che passando dalla condizione naturale a quella iniziale si ha una variazione notevole, tuttavia dopo l'ora di adattamento i valori tornano ad essere più vicini a quelli riscontati nella prima fase di studio ma si discostano ancora molto. Conclusioni: In conclusione si può affermare che l'adattamento sensoriale dei soggetti esaminati è stato buono perché i valori di aniseconia indotta dopo un'ora tornano ad essere molto simili a quelli di aniseconia in condizione naturale. GRIMALDI MARIANNA Titolo della tesi: “La prescrizione efficace: l’importanza della variabilità dell’asse del cilindro correttore”. Relatore: Franceschi Edoardo. Per determinare il valore dell'asse del cilindro correttore dell'astigmatismo si parte da un dato oggettivo per una prima indagine rapida ed approssimativa e si passa poi ad una valutazione soggettiva che ne controlla efficacia, veridicità e comfort. Il controllo soggettivo del cilindro viene fatto monocularmente. La candidata ha inteso utilizzare la tecnica del setto psicologico ideata da Humphriss, con cui viene soppressa l'area visiva della fovea, mantenendo la fusione paracentrale e periferica, per determinare un valore di cilindro che tenga conto anche di un'eventuale rotazione dell'asse attorno all'asse anteroposteriore, a causa di una eventuale cicloforia, evitando quindi un visus più basso e soprattutto una situazione meno confortevole, in considerazione del fatto che determinati soggetti sono sensibili anche a modeste rotazioni. Sono stati esaminati trenta soggetti, selezionati secondo standard precisi quali: visus di almeno 10/10 con correzione, assenza di anisometropia, assenza di diplopia, sensibilità a piccoli spostamenti dell'asse del cilindro correttore. Con l'ausilio del cilindro crociato di Jackson sono stati verificati, in Sospensione Foveale, i valori precedentemente determinati con la refrazione soggettiva monoculare, e tratte le dovute considerazioni. MANOLAKOPOULOS MICHAIL Titolo della tesi: “Effetti della correzione ottica sulla percezione delle basse e medie frequenze spaziali”. Relatore: Megna Nicola. Obiettivo. Nello studio pilota si è tentato di descrivere come varia la qualità della visione descritta attraverso la curva di sensibilità al contrasto di uno stimolo target presentato insieme a rumore quando si passa da una correzione ottimale ad una lieve sottocorrezione di +0.50. Introduzione. La letteratura scientifica ha prodotto negli ultimi anni alcuni studi sulle applicazioni cliniche della curva di sensibilità al contrasto (Contrast Sensitivity Function, CSF), confrontando soprattutto la performance dei soggetti con visione normale e soggetti con patologie a carico della retina o del sistema nervoso centrale (per es. Chung, Legge, 2016). La CSF fornisce una descrizione dettagliata della capacità del soggetto di rilevare uno stimolo a basso contrasto a varie frequenze spaziali, due parametri fondamentali per descrivere la qualità della visione di una persona. Materiali e metodi...





Tesi optometria 20 Aprile 2018

...ca. Materiali e metodi: sono stati presi in esame 40 soggetti, di età compresa tra i 18 e i 79 anni, emmetropizzati con una acuità visiva (AV) non inferiore 8/10, ai quali sono stati somministrati, sia per lontano che per vicino, il VG, MX, FFC, ciascuno tre volte per verificarne la ripetibilità a breve termine, con la presbiopia compensata adeguatamente. Risultati: I risultati hanno evidenziato una exoforia più marcata da vicino per Von Graefe (VG) rispetto a Maddox (MX) e alla Facchin Foria Card (FFC), confermando così gli studi precedenti, mentre per lontano tutti e tre non risultano significativamente diversi tra di loro. La ripetibilità a breve termine risulta buona su tutti e tre i test. Conclusioni: I tre test risultano similari riguardo l’eteroforia da lontano pur avendo differenti metodi di dissociazione e di rilevazione e pur utilizzando strumenti molto diversi fra di loro. Nell’eteroforia da vicino non si può affermare lo stesso, in quanto Von Graefe (VG) restituisce valori più exoforici di circa 1? rispetto a Maddox (MX) e alla Facchin Foria Card (FFC), probabilmente legata al fatto che la convergenza degli occhi di un soggetto posto dietro a un forottero non risulti naturale e alteri quindi la convergenza accomodativa e quella prossimale. I test eseguiti per vicino con l’occhiale di prova, restituiscono valori più affidabili e reali rispetto a quelli eseguiti con l’uso del forottero. DEMETRIO NICOLÒ Titolo della tesi: “Confronto tra AC/A gradiente e AC/A calcolato utilizzando il cilindro di Maddox”. Relatore: Facchin Alessio Pietro. Introduzione: Il rapporto che lega convergenza e accomodazione viene definito AC\A; per conferirgli un valore è necessario quantificare la convergenza accomodativa con metodi e formule specifiche. L’obiettivo della tesi è di verificare la differenza tra l'AC\A gradiente e l'AC\A calcolato, evidenziare le differenze che influiscono sul dato generale dell'AC\A dandogli una corretta valutazione e prevedere l'influenza che queste esercitano sulla condizione visiva di ogni soggetto. Materiali e Metodi...

Tesi optometria 28 Settembre 2018

...ffe. Materiali e Metodi: Il lavoro è stato condotto utilizzando un oftalmometro di Javal (CSO), un Cheratometro (Nikon) ed un topografo Sirius (CSO). Sono stati selezionati 47 soggetti di età compresa tra i 18 e 30 anni senza patologie e/o alterazioni corneali e del film lacrimale. Sono state eseguite 3 misure per ogni occhio con ciascuno degli strumenti. Successivamente è stata eseguita un’analisi statistica sui dati ottenuti. Risultati: Un obbiettivo del lavoro era verificare se i parametri ottenuti con il Javal fossero confrontabili con il Sim-K del topografo sapendo che l’algoritmo utilizzato dallo strumento è stato tarato sulle misure del cheratometro del tipo Sutcliffe, che esegue le misure su aree di cornea diverse. Dall’analisi dei risultati non sono emerse differenze statisticamente e clinicamente rilevanti sulla media di tutte le misure eseguite, si è pensato quindi di selezionare solo le misure dei raggi più curvi di 7.70 mm dove il discostamento tra aree misurate da Javal e Sutcliffe è massimo per vedere se emergevano differenze più significative. Anche in questo caso si è trovata un’ottima corrispondenza tra le misure dei due strumenti. CASTELLANA CRESCENZA Titolo della tesi: “Analisi spettrofotometriche di lenti per l’epilessia”. Relatore: Farini Alessandro. L’epilessia fotosensibile è una particolare forma di epilessia diventata oggetto di studio a partire dagli anni ’50. Pochi anni dopo è stata scoperta una relazione tra la stimolazione luminosa intermittente (Intermittent Photic Stimulation, IPS) e lo scatenarsi degli attacchi epilettici. È stato anche dimostrato che gli effetti della stimolazione luminosa possono provocare gravi conseguenze, in termini di attacchi epilettici, sia in pazienti affetti da epilessia fotosensibile che in soggetti sani. Attraverso le diagnosi supportate dall’elettroencefalogramma (EEG), dal magnetoencefalogramma (MEG) e da altri strumenti diagnostici, è stato scoperto che la risposta anomala ottenuta da queste analisi, definita come risposta parossistica visiva (Photoparoxysmal Response, PPR), è particolarmente stimolata da determinate stimolazioni luminose. È possibile dunque adottare dei sistemi di protezione di tipo ottico per evitare o ridurre il manifestarsi di questi pericolosi eventi. Tra gli strumenti protettivi utilizzati, perché ritenuti maggiormente efficaci dai ricercatori, troviamo i filtri blu. Sono lenti con una colorazione molto intensa in grado di sopprimere il rosso, tagliando quelle lunghezze d’onda che possono provocare degli attacchi. Lo svantaggio di queste lenti emerge soprattutto in condizioni di poca luminosità o se utilizzati per alcune attività quotidiane come la guida di un veicolo. Per comprendere meglio il comportamento di questi filtri si è voluto mettere a confronto e analizzare gli spettri di trasmittanza di alcuni filtri per l’epilessia fotosensibile attualmente disponibili in commercio. Sono stati dunque scelti tre filtri, uno della ZEISS, uno della FILAB e l’ultimo della DAI OPTICAL. I loro spettri di trasmittanza sono stati analizzati presso l’Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Firenze mediante l’utilizzo di uno spettrofotometro a fascio doppio, il Perkin Elmer Lambda 1050 UV/VIS/-NIR. Dai risultati ottenuti si evince la maggiore capacità protettiva del filtro della ZEISS rispetto a quella delle altre due aziende, le cui curve di trasmittanza sembrano essere molto simili, quasi sovrapponibili. Una maggiore comprensione del comportamento dei filtri potrebbe portare a lenti che eliminano il rischio dell’epilessia fotosensibile cercando però di non avere gli inconvenienti legati a luminosità e percezione del colore. CANCEDDA STEFANIA, PODDA LORENZO Titolo della tesi: “Valutazione della accuratezza e precisione della retinoscopia secondo la tecnica di Mohindra”. Relatore: Franceschi Edoardo. Scopo: Lo studio vuole dimostrare l’accuratezza e la precisione della retinoscopia secondo la tecnica di Mohindra. Materiali e Metodi...






Fabbricazione digitale e occhialeria sartoriale.
Posti esauriti
Vinci, Ottobre 2022

...a dei materiali, nonché di competenze e abilità artigiane di grande rilievo e sostanza. Con questo corso l’ottico torna ad assumere il suo ruolo originario di artista, artigiano e professionista, esperto della correzione ottica dei difetti visivi, in special modo per mezzo di occhiali. Un professionista che si può presentare alla propria clientela come unico esperto dell’occhiale e della correzione ottica. Finalità del corso Scopo principale del corso è quello di procurare o richiamare la preparazione necessaria a fornire un occhiale che possibilmente rispetti tutti i parametri necessari a poter svolgere la sua funzione di dispositivo medico chirurgico, atto a compensare un errore refrattivo o uno squilibrio funzionale della visione. In secondo luogo, dimostrare con la teoria e con la pratica, come l’ottico possa arrivare a realizzare artigianalmente, nel proprio negozio, la montatura in lastra ideata e calcolata da lui stesso per un singolo cliente. Infine, si daranno indicazioni sulla possibilità di differenziarsi come centro ottico, superando le limitazioni delle montature standardizzate, per fare un occhiale “tagliato” su misura, mediante la fresatura con pantografo CNC (Computerised Numerical Control), ma innalzando anche la qualità del servizio oltre che quella del prodotto fornito. Sintesi dei principali argomenti trattati - Conoscere le montature. Acquisire competenze sulle montature per una maggiore sicurezza nei consigli al cliente, ma anche nelle scelte dai campionari. - Studio della montatura e della sua geometria in rapporto alle caratteristiche morfologiche della testa e della faccia e anche in rapporto alle lenti e alla loro alla funzione correttiva. - Come si prendono le misure dell’occhiale. Metodologia di raccolta dei parametri posturali, delle misure della montatura e delle misure relative all’ottica oculare. - I materiali per occh...