Tesi optometria 27 marzo 2015


Venerdì 27 Marzo 2015 si è tenuta all’IRSOO di Vinci una sessione di Tesi che ha visto protagonisti 11 candidati provenienti da diversi corsi di Optometria. Da segnalare i primi due diplomati del corso di Optometria di Milano, giunto al suo terzo ciclo biennale di studi.
I diplomati sono stati:

  • Caragnano Marina e Tsiolis Savvas, del corso di optometria annuale a.s. 2012/2013;
  • Bottacci Aurora, Conte Luigi, Kolokouri Dimitra, Iaia Pierluigi e Lo Tartaro Nicolas del corso di optometria annuale a.s. 2013/2014;
  • Paties Andrea e Pistelli Valeria, del corso di optometria biennale di Vinci aa.ss. 2012/2013/2014;
  • Laudato Ada e Raffaele Alfredo, del corso di optometria biennale di Milano aa.ss. 2012/2013/2014.





Di seguito i brevi sommari delle tesi discusse:

  • BOTTACCI AURORA

  • Titolo della tesi: “Esperienza optometrica a Mbanza Congo, Angola. Quando lo studio fa spazio alla realtà sociale”.
    Relatore: Luciano Parenti.

    Nell’ambulatorio della Caritas angolana dove Aurora ha prestato servizio per cinque settimane sono stati visitati 140 soggetti, di cui 66 maschi e 74 femmine, di età compresa tra i 15 e gli 80 anni. Analizzando i dati tratti da questo campione di 280 occhi è possibile affermare che il 52,5% sono emmetropi mentre il 47,5% possiede un errore refrattivo. Le ametropie riscontrate sono in percentuale: 12,8% miopia ≥0,75dt, 6% ipermetropia ≥0,75dt, 56,6% astigmatismo ≥ ±0,50dt. Il restante 21,8% presenta una perdita quasi completa della visione, (AV < 1/10 non migliorabile con gli occhiali). Le ametropie riscontrate sono in media di bassa entità, il 96% è < 2.00dt, con una presenza molto marcata dell’astigmatismo. La maggior parte delle persone non ha la possibilità di acquistare occhiali e anche quando questa è presente l’ottica più vicina si può trovare a 400Km di distanza.

  • CARAGNANO MARINA

  • Titolo della tesi: “Associazione fra progressione miopica e tempo trascorso in attività all’aria aperta”.
    Relatore: Laura Boccardo.

    L’eziologia della miopia è multifattoriale. Tra i vari fattori in gioco si pensa oggi che quelli principali possano essere l’ereditarietà e l’ambiente, intendendo quest’ultimo fattore sia come stile di vita che luogo geografico. Sherwin et al. nel 2012 ha condotto una meta-analisi sugli articoli pubblicati che trattavano dell'associazione fra progressione miopica e tempo trascorso all'aria aperta. Nel lavoro di tesi sono stati analizzati gli articoli successivi la disamina sistematica di Sherwin et al. per verificare se le ricerche più recenti confermassero i risultati della meta-analisi. È stata condotta una ricerca bibliografica sul database PubMed, con le parole chiave “time spent outdoors myopia”, restringendo la ricerca agli anni 2012-2014. Sono stati identificati 19 articoli successivi la meta-analisi di Sherwin et al. Tra questi, è stato dato spazio a tre studi: due sui quali lo stesso Sherwin ha lavorato successivamente la meta-analisi, ed uno volto ad indagare la validità dell’uso di sensori luminosi e GPS per misurare obiettivamente il tempo trascorso all’aria aperta. Gli studi successivi la meta-analisi confermano che passare più tempo all'aria aperta può essere utile per prevenire e/o rallentare la progressione miopica nei bambini e negli adolescenti. Da parte del personale specializzato nella cura della visione andrebbe considerato come un vero e proprio “intervento prescrittivo” per la condizione visiva dei propri pazienti.

  • CONTE LUIGI

  • Titolo della tesi: “Adattamento e risoluzione prismatica in casi di diplopia; mini-review”.
    Relatore: Carlo Falleni.

    La tesi analizza uno dei trattamenti che possono e in alcuni casi devono essere applicati in una condizione molto sfavorevole della visione binoculare: la diplopia. Lo studente ha condotto questo studio tenendo conto delle varie pubblicazioni scientifiche e testi che riportano l’argomento, cercando di far chiarezza sulla terapia prismatica che spesso non viene presa in considerazione come meriterebbe, per una mancanza di conoscenza nell’utilizzo dei prismi o per infondati pregiudizi che ne ostacolano l’utilizzo. Sono stati riportati anche casi di diplopia derivante da patologie specifiche, in cui i prismi svolgerebbero un ruolo fondamentale nella riabilitazione visiva.

  • KOLOKOURI DIMITRA

  • Titolo della tesi: “Menopausa e occhio secco. Il ruolo degli ormoni sulla funzionalità della superficie oculare”.
    Relatore: Barbara Venturi.

    L’assetto ormonale influenza la funzionalità della superficie oculare con effetti mediati dalla presenza di recettori sia estrogenici che progesteronici a livello degli epiteli della superficie oculare (cornea e congiuntiva) e delle ghiandole di Meibomio. Le pazienti in menopausa sono di fronte ad una mancanza ormonale che si associa agli effetti dell’età nella patogenesi dell’occhio secco, una condizione molto comune nella pratica optometrica quotidiana ma tutt’ora abbastanza sottostimata. Fino a che punto la terapia ormonale sostitutiva possa aiutare il recupero della funzionalità lacrimale, è una domanda alla quale sembra ancora difficile rispondere, dato che i risultati delle ricerche sono piuttosto controversi: per alcuni studi la terapia ormonale sembra avere un impatto positivo, secondo altri la terapia sembra essere promotrice della patologia stessa.

  • IAIA PIERLUIGI

  • Titolo della tesi: “Studio di comparazione sul rilevamento dei parametri di centraggio”.
    Relatore: Paolo Sostegni.

    Lo studio nasce dalla curiosità dell'accertare la effettiva o meno correlazione dei dati per le distanze interpupillari e delle relative altezze di montaggio tra tre diversi metodi di rilevamento dei suddetti parametri. L'analisi è stata effettuata su un campione di 30 soggetti di entrambi i sessi e di età compresa tra i 18 anni ed i 34 anni. Ogni soggetto è stato sottoposto ad una serie di 7 misurazioni di cui 1 con metodo manuale, 3 con Visioffice Essilor e 3 con Visureal Hoya, con le quali sono stati rilevati i seguenti parametri: semi DAV OD, semi DAV OS, altezza occhio destro ed altezza occhio sinistro. Dalla comparazione dei dati si evince una buona correlazione per quanto riguarda le distanze interpupillari totali e le relative semi-distanze, mentre le posizioni verticali mostrano una maggiore variabilità a seconda del metodo utilizzato. La rilevazione manuale non si discosta significativamente dalle misure tecnologicamente più avanzate per quanto riguarda le distanze interpupillari, mentre restituisce altezze più basse, soprattutto rispetto al videcentratore a colonna Visioffice Essilor.

  • LAUDATO ADA

  • Titolo della tesi: “Studio della sede e della stabilità di fissazione per l'inquadramento del paziente ipovedente e scelta dell'ausilio”.
    Relatore: Giuseppe Migliori.

    La microperimetria, combinando insieme perimetria computerizzata e immagine del fundus oculi, non solo permette un approccio più completo alla valutazione delle maculopatie, sia nella diagnosi che nel follow-up terapeutico, ma riveste anche un ruolo fondamentale nel programma riabilitativo dei soggetti ipovedenti: infatti, consente l’inquadramento del paziente in base alle caratteristiche della fissazione. Nel lavoro di tesi sono stati descritti quattro casi clinici, il cui iter riabilitativo e la scelta dell’ausilio sono stati approntati proprio sulla base dei risultati dell’esame microperimetrico.

  • LO TARTARO NICOLAS

  • Titolo della tesi: “Il training visivo nell'insufficienza di convergenza”.
    Relatore: Paolo Sostegni.

    Molti disturbi visivi vengono attribuiti allo stress visivo prossimale e spiegati come processi di adattamento dell’organismo, in risposta a stimoli che eccedono la sua naturale tollerabilità. L’insufficienza di convergenza, a prescindere dall’età in cui si manifesta, è un rilevante deficit della visione binoculare che richiede accurata valutazione e idoneo trattamento. Il Visual Training Optometrico si pone come strumento molto utile per la restaurazione della plasticità visiva e l’inversione di numerosi suoi deterioramenti. La più autorevole ricerca scientifica considera il Visual Training Optometrico come il trattamento più efficace, tra quelli non chirurgici, per risolvere o quantomeno alleviare i problemi connessi all’insufficienza di convergenza.

  • PATIES ANDREA

  • Titolo della tesi: “Correzione della presbiopia con lenti a contatto. Quale soluzione adottare?”.
    Relatore: Carlo Falleni.

    Scopo dello studio era la valutazione delle diverse strategie di correzione della presbiopia con lenti a contatto, quali la monovisione e le sue varianti (completa, parziale, migliorata), e l’uso di multifocali (lenti centro vicino o lontano, monovisione modificata ecc). Lo studio è stato fatto "sul campo" su 30 soggetti non reclutati appositamente, ma effettivamente interessati a provare questa particolare modalità correttiva. Sono stati effettuati: esame optometrico da lontano e vicino, misurazione della sensibilità al contrasto, test di acuità visiva in condizioni crepuscolari, valutazione stereopsi da vicino, misurazione parametri corneali e pupillari, con l'uso di lenti a contatto diverse, monofocali e multifocali, tre applicazioni a ciascun soggetto con controlli dopo sette giorni di utilizzo e somministrazione di questionari per valutare le impressioni soggettive a fine prova. Non è stato possibile stabilire un "gold standard" tra le varie tipologie di applicazione (monovisione, e sue varianti, multifocale); in un certo numero di casi la soluzione correttiva definitiva non ha corrisposto ai migliori valori rilevati con i test clinici, ma è stata influenzata dalle impressioni d’uso dell’utilizzatore. Questo rende l'applicazione di lenti a contatto per la presbiopia una sfida interessante ed impegnativa per l'optometrista applicatore, soprattutto dal punto di vista empatico e psicologico, anche se una buona conoscenza delle caratteristiche tecniche, sia dei materiali, ma soprattutto delle geometrie delle lenti, è indispensabile per un risultato duraturo nel tempo.

  • PISTELLI VALERIA

  • Titolo della tesi: “Confronto tra misure del Nibut ottenute mediante l’uso di oftalmometro e topografo e loro relazione con l'indice OSDI”.
    Relatore: Alessandro Fossetti.

    Il tempo di rottura del film precorneale non invasivo (NIBUT) è considerato un indice significativo della qualità del liquido lacrimale ed è utilizzato nelle procedure preliminari e di controllo per l’applicazione delle lenti a contatto e per la diagnosi di occhio secco. In questo studio sono stati comparati i valori di NIBUT ottenuti con oftalmometro e topografo ed è stata indagata la loro eventuale correlazione con i punteggi dell’Ocular Surface Disease Index (OSDI) per lo screening dell'occhio secco. Sono stati esaminati 22 soggetti tra i 18 e i 74 anni, a cui è stato misurato il valore di NIBUT con i due strumenti ed è stato fatto compilare il Questionario OSDI.
    I valori medi di NIBUT misurati risultano in linea con i valori riscontrati in alcuni studi di letteratura: Oftalmometro 14,97 ± 7,29; Topografo 15,93 ± 9,27. Non sono state evidenziate differenze significative tra i valori misurati con i due strumenti (t=0,54; p=0,59) e i due metodi sono correlati positivamente (r=0,866; p<0,001). I valori di NIBUT misurati non risultano correlati all'Indice OSDI (r=-0,26; p>0,05) e all'età o al genere dei soggetti (r=-0,15, p>0,05) e la sintomatologia relativa all'occhio secco non risulta collegabile con l'età dei soggetti (r=-0,13; p>0,05).

  • RAFFAELE ALFREDO

  • Titolo della tesi: “Patologia oculare. Il cheratocono ed i suoi trattamenti”.
    Relatore: Flavio Paratore.

    L’ incredibile complessità della struttura del principale mezzo diottrico dell’occhio umano, la cornea, fa sì che anche le rispettive patologie siano svariate e di complicate soluzioni; tra le tante, l’ectasia corneale che contraddistingue l’affezione del cheratocono è sicuramente una delle più complesse e forse addirittura misteriose, in quanto dopo tanti anni di studi effettuati da professionisti eccezionali, l’eziopatogenesi di tale malattia risulta essere ancora estremamente incerta. Come del resto non si può dire che siano sempre di sicura riuscita le tecniche che da decenni tentano, se non di curare, almeno di rallentare l’evoluzione di tale patologia corneale.

  • TSIOLIS SAVVAS

  • Titolo della tesi: “Visione crepuscolare (o mesopica)”.
    Relatore: Giuseppe Migliori.

    Un elevato numero di incidenti stradali avviene nelle ore crepuscolari o di notte, per varie cause fra cui stanchezza, alcool, droghe, eccesso di fumo, distrazione, ma anche per riduzione della capacità visiva e di tutti i parametri correlabili alla quantità ed alla qualità della visione. Scopo di questo studio è stato la misurazione dell' acuità visiva in condizioni di bassa luminosità, cioè in Visione Crepuscolare, e di valutarne la variazione in relazione all’avanzare dell’età.


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